L’importazione di gadget personalizzati ha una storia alle spalle che voi non immaginate nemmeno.
“Nulla è come sembra” diceva Pirandello. E noi non possiamo che trovarci d’accordo. Una semplice penna, non è una semplice penna! È un oggetto che è stato pensato per un motivo ben definito, che è stato voluto da un cliente, ideato da un team di grafici, ridiscusso con il cliente, importato, e finalmente consegnato.
Dietro questo processo, passano mesi di lavoro, paesi, anzi, continenti interi, e la collaborazione di almeno 5 aziende diverse dislocate in tutto il mondo. Tutto questo è il dietro le quinte della vostra “semplice penna”. Ma facciamo un passo alla volta…
Le mille motivazioni dietro al gadget
Il gadget ha in sé un significato intrinseco bellissimo. È, per definizione, un dono. Attraverso il gadget l’azienda può comunicare ai suoi clienti il suo valore aggiunto. Può dimostrare che si prende cura di loro, che ha un’attenzione particolare nei loro confronti.
Stesso concetto vale per il regalo che un’azienda fa ai suoi dipendenti: un omaggio al loro lavoro da parte sua, e la soddisfazione di far parte di un gruppo per chi lo riceve. Questi infatti “sfoggiano” il regalo con fierezza, sapendo che non è una cosa che si può comprare, ma che gli è stata donata perché partecipi di un progetto comune.
Ancora, il gadget, che in questo caso sarebbe più opportuno definire “merchandising” è una delle forme di comunicazione più affermate della nostra epoca. Gli articoli promozionali infatti permettono al brand di “sfilare” ed essere presente dappertutto, utilizzando come canale comunicativo proprio le persone che fanno parte di quell’azienda, come clienti o come dipendenti. Proprio per questo motivo è fondamentale che ci sia una cura maniacale dell’oggetto.
La richiesta: idee e necessità dei clienti
Ora che abbiamo capito perché realizziamo gadget, entriamo nel concreto e vediamo come e cosa produciamo.
Come funziona? Sadesign viene contattata tramite mail, telefono, sito, newsletter, social o il buon vecchio e indispensabile passaparola, dai responsabili commerciali/marketing e affini delle aziende che desiderano produrre un gadget. Già in questa fase si aprono e dividono due diversi scenari.
Il primo è quello per cui l’azienda richiede un prodotto che è già sul mercato, magari in quantità talmente ampie che la rilevanza economica del sito produttivo fa la differenza e a cui non vuole fare grandi modifiche ma solo, ad esempio, personalizzarlo con il proprio logo. Normalmente in questo caso le modifiche che vengono richieste sono: il colore Pantone, le dimensioni, il tipo di stampa, le funzionalità, il materiale etc…
Il secondo, molto più complesso, è il processo accennato nelle primissime righe e motivo di quest’articolo. In questo caso l’azienda ci chiede di guidarli nella scelta di un oggetto mooooooolto più personale.
L’oggetto in questione non esiste nel mercato italiano e quindi va realizzato ed importato. È da qui che, partendo da una precisa richiesta o necessità, il nostro team di progettisti e creativi si attiva per elaborare con il cliente il primissimo bozzetto grafico e dare il via a tutto il processo. Possiamo definire questo come il primissimo step.
È chiaro che il primo ed il secondo scenario differiscono, oltre che per esistenza/non esistenza del prodotto, anche per costi e tempi dettati dal cliente. Se la necessità è quella di avere un prodotto in pochi giorni e a basso prezzo, bisognerà rinunciare alla creatività che l’importazione gadget permette e scegliere un prodotto più accessibile.
I commerciali: tra i protagonisti del processo di importazione gadget
I commerciali, supportati dell’ufficio acquisti, seguiranno i clienti in tutte le fasi e daranno loro assistenza continua. Già nella fase di scelta tra i due scenari li sapranno orientare, valutando accuratamente modifiche opportune, fattibilità e consigliando anche alternative o opportunità di ottimizzazione del progetto.
Tornando alle scelte se, dopo un’attenta analisi, il cliente decide di creare un gadget speciale e totalmente personalizzato, si parte con l’iter di importazione del gadget. Nella maggioranza dei casi siamo di fronte a un’importazione gadget dalla Cina. Qui si trovano molte piattaforme accreditate ed affidabili a cui potersi rivolgere.
A queste però noi aggiungiamo i contatti diretti che abbiamo stretto con i fornitori, frutto di anni e anni di rapporti consolidati, di visite dirette e di fiere internazionali (che speriamo di poter presto tornare a fare). Crediamo ci sia sempre un po’ di differenza tra piattaforme più “sterili” e contatti coltivati personalmente. Sanno darti quel di più che può fare la differenza.
Campione e importazione gadget: il primo incontro
Una volta interpellato il fornitore che riteniamo essere il più adatto per quello che abbiamo in mente (qui entra in gioco la nostra esperienza), gli inviamo la grafica sviluppata ed i concetti tecnici elaborati assieme al cliente.
Fatto questo, il secondo step è la verifica del necessario campione. Questo può essere definito come lo step fondamentale del nostro iter. Essendo produzioni impegnative da un punto di vista di tempi e costi, prima di passare alla mass production, vogliamo sempre avere tra le mani un campione dell’oggetto che ci siamo immaginati.
Venire a contatto con il campione, anche se è il nostro mestiere e lo facciamo da più di 25 anni, è sempre molto emozionante perché tocchi con mano quello che era “solo un progetto” e ti rendi conto che, con una buona idea e una giusta rete di contatti, è possibile produrre praticamente qualsiasi oggetto!
Ma torniamo al nostro processo. Dopo aver visto il campione, ci confrontiamo con il cliente per avere le sue valutazioni. In questa terza fase può capitare che, alla luce del risultato (e visto che si è ancora in tempo per farle), si decida di fare delle piccole modifiche/aggiustamenti per perfezionarlo e personalizzarlo ancora di più. Una volta sicuri e decisi sul risultato che vogliamo ottenere… Via! Si parte con la produzione!
L’importanza del controllo nel gadget import
Visto che non si può fare tutto da soli e visto che crediamo fortemente nella collaborazione tra le aziende, è qui che entra in gioco il ruolo dell’ispettore di controllo. Durante il processo di produzione, infatti, ci affidiamo ad un ente terzo che si occupa di fare delle verifiche inter-produzione. Questo ha il compito di consegnarci a cadenza regolare dei report di controllo corredati da foto della produzione, test effettuati e risultati. Questi report verranno a loro volta condivisi con il cliente così che abbia sempre traccia di come si sta sviluppando il suo “embrione”.
Allora, dove siamo rimasti? Ripercorriamo assieme gli step… abbiamo:
- trovato l’idea
- ideato la grafica
- approvato il campione
- superato i controlli!
- terminato la produzione completa
- avvicinato la merce al porto/aeroporto di partenza (attività non sempre semplicissima viste le enormi distanze che alle volte ci sono tra siti produttivi e punto di partenza. Si può parlare anche di una decina di gg di viaggio, se le infrastrutture locali non sono proprio ottimali)
Direi che siamo proprio pronti per salpare… o volare?
Diario di bordo: logistica e trasporto nell’importazione dei gadget
Siamo arrivati alla quinta fase, quella dell’importazione vera e propria del gadget: il suo trasporto.
Anche qui, come per l’inizio, dobbiamo distinguere due scenari. Infatti le modalità con cui il gadget può arrivare a destinazione sono due: via aerea o via mare.
Ma come si sceglie il mezzo di trasporto? Diciamo che il fattore di scelta dipende anche qui principalmente da tempi e costi. Come potete immaginare infatti la nave ha un costo più basso, ma tempi più lunghi. Parliamo di circa 100/120 giorni per il trasporto via mare e 50/60 giorni per quello via aerea.
C’è poi un terzo fattore da tenere in considerazione nella scelta del mezzo: la dimensione e/o il peso. Logicamente, infatti, se il prodotto da trasportare è ingombrante, quasi certamente saremo costretti ad optare per la nave, perché il costo aereo sarebbe difficilissimo da abbattere.
L’ultimo protagonista del diario del gadget import
Ma non è finita qua! Infatti, una volta scelto il mezzo ed arrivato a destinazione, c’è un altro protagonista che scende in campo: chi si occupa dello sdoganamento. Per via di norme legali infatti i processi di gadget import seguono delicatissime procedure. Siamo arrivati alla nostra settima fase.
Una volta che la merce arriva al porto viene scaricata in una zona franca. Qui entrano in gioco tutta una serie di controlli severissimi e burocrazie nazionali infinite che noi siamo tranquilli di passare grazie all’affidabilità dei fornitori e trasportatori precedentemente scelti con cura.
La merce sdoganata sta quindi entrando nella ottava fase e, tempo 4-5 giorni, arriverà qui da noi in Sadesign. Qui subirà un ulteriore controllo qualità per assicurarci che non abbia subito danni durante il trasporto. Solo dopo aver passato anche questo controllo, la merce è pronta per arrivare a destinazione, sulla porta di “casa” del nostro cliente.
Ed è qui che dopo mesi, continenti e dopo essere stato gestito da molteplici operatori, il nostro articolo termina il suo viaggio ed è pronto per far felice chi lo riceverà.
Gli esempi risolvono tutto
Ok, dopo averti “sballottato” per quasi una decina di step vogliamo farti un esempio super concerto per rendere più chiaro possibile il processo dei gadget di importazione.
Ora concentrati e cerca di non perderti tra un paese e l’altro:
Penkel, un’azienda tedesca, contatta Sadesign, azienda trentina, per produrre delle penne. Penkel vuole però delle penne multifunzione che non si trovano in Europa. Vuole inoltre che il tappo sia fatto di una particolare gomma anallergica. Data la richiesta, Sadesign si rapporta con un suo fornitore di fiducia di Hong Kong, conosciuto ad una fiera a Madrid, che conferma di poter produrre le penne. Ci dice però che non ha la gomma richiesta dal cliente tedesco in casa e che la deve far arrivare dalla Danimarca. Sadesign spiega questo a Penkel che approva il progetto e insieme ai nostri grafici sceglie la personalizzazione per mandarla al fornitore ad Hong Kong.
La produzione del gadget è iniziata. La gomma richiesta dalla Danimarca è arrivata nel distretto di Guangzhou e dopo un mese circa, arriva in Italia il primo campione. Sadesign lo valuta, e ritenendolo ben fatto lo manda in Germania così che Penkel possa fare le sue valutazioni. Anche loro rimangono soddisfatti e approvano il campione. A questo punto si dà il via alla Cina per partire con la mass production. Completata la produzione, la penna parte a bordo di una nave norvegese diretta al porto di Cipro dove, dopo uno smistamento merce, sale a bordo di una nave polacca ed arriva a Venezia. Lì viene caricata su un furgone e portata a Sadesign, in Trentino. Dopo aver passato l’ultimo controllo qualità, le penne sono pronte per arrivare in Germania…allora…in che continente ti sei perso? Guarda la penna che hai davanti… è ancora una “semplice penna”?
Il giusto compromesso tra importazione gadget e sostenibilità
Affascinante vero? Un dubbio lecito a questo punto è il tema “sostenibilità”. Se ci conoscete già da un po’ sapete quanto ci stia a cuore questo argomento e quanto ogni giorno ci battiamo per dare il nostro contributo.
È chiaro che un oggetto la cui produzione è suddivisa in diversi continenti, abbia un impatto sulla dispersione di CO2 dovuto ai vari trasporti. Per cercare di contenere il problema ci muoviamo contemporaneamente su due strade.
Una è quella di scegliere fornitori e collaboratori che condividano la nostra filosofia aziendale e che si impegnino quindi, a loro volta, a ridurre l’impatto ambientale quanto più possibile.
La seconda strada è quella di compensare con iniziative e progetti volti alla riduzione dell’impatto di CO2 aziendale. Esempio di questo è Wow Nature, grazie a cui abbiamo piantato quasi 250 alberi per contribuire alla riforestazione.
Se volete saperne di più potete leggere qui l’articolo del blog che racconta l’iniziativa.