Si parla spesso di inquinamento ambientale ed economico, ma oggi uno dei maggiori problemi che affligge l’ambiente è un inquinamento più subdolo, invisibile: l’inquinamento digitale.
Invisibile perché è difficile percepirlo, vederlo, annusarlo. Subdolo perché non lo sentiamo, ma è ovunque. Se Internet fosse un paese, sarebbe il 4 al mondo -dopo USA, Cina e India- per emissioni di CO2. C’è anche da dire che la pandemia con i suoi periodi di lockdown e il conseguente smart-working non hanno aiutato.
In quest’ultimo anno infatti il consumo e l’utilizzo di dati è aumentato esponenzialmente. Ma perché la rete inquina? E cosa possiamo fare per ridurre il nostro impatto?
Inquinamento digitale definizione e numeri
L’inquinamento digitale è quel fenomeno causato dalle emissioni di CO2 prodotte nella produzione, smaltimento e utilizzo di risorse ICT.
Ma cosa vuol dire concretamente? Vuol dire che solo per il fatto di possedere un telefono, anche se non dovessimo utilizzarlo, vengono emessi 1015 chilogrammi di CO2, pari a due auto che percorrono 3.200 chilometri di strada. E questo solo per produrlo. È chiaro poi che chi possiede un dispositivo lo utilizza. Ecco quindi che possiamo aggiungere al calcolo dell’anidride emessa:
-19 grammi di CO2 per ogni mail mandata;
-16 grammi per ogni messaggio (Whatsapp, Fb, Ig, etc…) mandato;
-8gr in media di CO2 emessa per ricerche su Google.
A questo dobbiamo aggiungere streaming, e-commerce, cloud, photo e tutte le altre azioni che quotidianamente compiamo sia con lo smartphone, sia con il tablet, sia con pc.
Netflix -e i suoi consumi pari a 450 mila megawatt orari- assieme a Amazon Video contribuiscono ad un terzo delle emissioni prodotte dallo streaming online. Altra grande fetta va invece a Youtube. Per rendersi meglio conto dei dati che stiamo dando, basta pensare ad una hit popolare. Ad esempio il video della canzone “Despacito” con i suoi 7 miliardi di visualizzazioni- ha prodotto più di 250 mila tonnellate di CO2.
Tutti questi dati vengono contenuti in tantissimi data center (Google ne ha un milione e 100 000 sparsi per il mondo). Questi non solo hanno bisogno di moltissima energia per funzionare, ma ne richiedono altrettanta per essere raffreddati. E questo è uno dei problemi maggiori.
C’è consapevolezza su questi dati? E se sì, stiamo facendo qualcosa per limitare i danni? O almeno, i grandi big lo stanno facendo?
Gli insospettabili big
Non ci sono grandi notizie anzi. Cartellino giallo ad alcuni insospettabili big che non possiamo definire proprio ecologici. E non stiamo parlando di grandi marchi, o almeno, non solo. Analizzando -grazie a Karma Metrix, un tool di AvantGrade che ci indica il dispendio di CO2 dei siti web- il sito del Ministero dell’Ambiente e del WWF, non abbiamo proprio buonissime notizie.
Pensate che assieme questi due siti producono 3,6 tonnellate di CO2 l’anno. Sono brutte notizie sì, ma non bruttissime se paragonate ai loro competitors. Il sito del Ministero francese infatti ne produce l’82% in più e quello tedesco il 137% in più. Male ma non malissimo quindi.
Cattive notizie vengono anche da colossi come Eni, Enel, Barilla, Ferrero, Peugeot e Volkswagen, tutti con un dispendio di CO2 nettamente sopra la media. E stiamo parlando di percentuali che vanno dall’89 al 236% di emissioni in più rispetto alla media.
Chi riesce a salvarsi e a limitare i danni dell’inquinamento digitale è il settore della moda. I fashion brand infatti sono tra i marchi più attenti e sensibili in tema di sostenibilità. Abbiamo già visto cosa stanno facendo a livello produttivo e di utilizzo di materiali nell’articolo sul fast fashion.
Oggi appuriamo che sono attenti anche sull’aspetto digitale. Le emissioni dei siti web di Yves Saint Laurent, Fendi, Hugo Boss, Luis Vuitton sono decisamente sotto la media. Parliamo di un -31-74%! Big up a loro! E tu, cosa puoi fare?
Distinguiti dalla massa: riduci l’inquinamento digitale in 10 mosse
Diamo a Cesare quel che è di Cesare: siamo tutti sempre più attenti a ridurre l’inquinamento e ad essere in generale attenti a tematiche sostenibili. Spesso la cosa che manca è solo un po’ di consapevolezza ed un piccolo vademecum che ci guidi nel cosa fare.
Siamo certi che con le giuste indicazioni saremo tutti più propensi ad impegnarci per ridurre l’inquinamento digitale. Per questo vogliamo riportarvi il decalogo di Ale Agostini, Direttore Generale di AvantGrade con semplici regole da attuare.
- Meno foto meno inquinamento: i cellulari oggi hanno sistemi di back-up che replicano le tue foto in un cloud. Quante foto a cui tieni veramente hai sul cellulare? Non mentire, lo sappiamo tutti e lo sai anche tu, che delle 1359 foto in galleria in realtà 817 sono doppie, triple o quadruple e almeno 100 sono state scattate per errore magari nella tasca dei tuoi jeans. Quindi regola nr.1: cancella le foto non usate una volta al mese
- Scegli consapevolmente: ora che sai che alcuni siti inquinano meno di altri, fai una scelta consapevole! Tra due portali con le stesse caratteristiche scegli quello meno impattante! Puoi fare la prova su https://www.avantgrade.com/quanto-inquina-il-tuo-sito-web
- Cloud è meglio: se ti dovesse venire in mente di spedire la Bibbia per mail, ti prego non farlo. Ci sono sistemi di cloud super efficienti come ad esempio Wetransfer che invieranno i tuoi file super mega pesanti, ottimizzando l’energia per il trasferimento dei dati.
- Streaming si, ma solo se ti svolta la giornata: quante volte ti capita di addormentarti guardando una serie tv su Netflix e risvegliarti dopo che hai già “visto” 3 stagioni? Ecco, pensa che 30 minuti si streaming producono fino a 59 g di CO2!
- Mail del 1992? Forse la puoi cancellare: direi che questo punto non ha bisogno di spiegazioni. Io e te sappiamo 😀 Anche qui, come per le foto, basta poco. Dedica un giorno al mese per pulire la tua casella mail.
- Le APP che APPesantiscono: le app che hai sul tuo smartphone, anche se non le apri dal 1902 consumano energia e scambiano dati. Cancella le app che non usi e scarica solo quelle di cui hai bisogno.
- – Inquinamento digitale + libertà: web meeting è stata la parola all’ordine del giorno durante i periodi di smart working. Qui apri bene le orecchie perché ti stiamo fornendo la “scusa” più vera che esista. Se ti sei svegliata 10 minuti prima di una riunione e sei ancora in pigiama e struccata proponi di non accendere la videocamera e spiega agli altri partecipanti che il video attivo consuma molti più dati di una chiamata senza webcam!
- Verba volant scripta manent: questa moda dei vocali deve finire. E anche qui ti stiamo fornendo un assist incredibile. Dì a tua mamma di smettere di mandarti vocali e foto del “buongiorno” e di tornare al buon vecchio messaggio di testo scritto perché consuma mooolto mooolto meno.
- Backup? Si ma solo uno: se hai smartphone, pc, tablet, non serve duplicare o triplicare i back-up su più piattaforme cloud. Non solo perché inutile ma perché raddoppierebbe lo spazio di memoria occupato e di conseguenza il consumo di energia.
- Mille finestre per due occhi: va bene avere qualche finestra aperta, ma se lo schermo del tuo pc è praticamente una voliera, c’è qualcosa che non va. Anche se sei amante del multitasking, fai un favore all’ambiente e chiudi un po’ di finestre che non usi per aiutare a ridurre l’inquinamento digitale.
Ci sono anche buone notizie
Per fortuna sì, ci sono anche buone notizie, belle iniziative e buone prassi da prendere come esempio. Secondo l’Unione Internazionale delle Telecomunicazione, i progressi nell’efficienza energetica hanno fatto in modo che l’emissione di CO2 negli anni non sia aumentata, nonostante l’aumento del traffico online.
Ci sono poi progetti molto stimolanti come ReUseHat volti a ridurre l’inquinamento digitale. L’iniziativa è stata finanziata da fondi europei e ha come scopo l’ideazione di sistemi per il riutilizzo di sprechi di calore urbani. Esistono già esempi di utilizzo. Uno tra questi è la piscina di un quartiere di Parigi che viene riscaldata sfruttando il calore dei server informatici.
La nostra strada per ridurre l’impatto
Nel nostro piccolo e nonostante i più di 10.000 prodotti a catalogo cerchiamo anche noi di fare la nostra parte. Di recente abbiamo ristrutturato parte del sito e ne abbiamo verificato ora il dispendio energetico. Tutte e 3 le nuove sezioni (Your Bookshop Partner, Sostenibilità e Medical Division) hanno un’emissione di CO2 nettamente sotto la media. Rispettivamente:
- Your Bookshop Partner – 16%
- Sostenibilità – 7%
- Medical Division – 28%
E tu? Cosa fai per ridurre l’inquinamento digitale?