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A Treviso fino al 28 giugno prossimo si respira un’aria nuova, diversa. Palazzo Sarcinelli ospita infatti una mostra unica: “Carpaccio. Vittore e Benedetto da Venezia all’Istria.” Un felice ritorno che vuole ripercorrere ed illustrare gli ultimi dieci anni di attività di Vittore Carpaccio (dal 1515 al 1525 ca.) e del figlio Benedetto, che prenderà il suo posto trasformando l’arte del padre in uno stile naif.

Carpaccio nasce a Venezia tra il 1465 e il 1468 e scompare nel 1526. Alcuni studiosi del periodo, dicono che sia cresciuto con le opere di Antonello da Messina, Andrea Mantegna e Piero della Francesca

Nei suoi quadri chiaro è il richiamo al momento storico che Venezia stava attraversando, l’interesse verso l’archeologia e la sua enorme cultura. Divenne famoso e conosciuto per essere forse il miglior testimone della vita, dei costumi e dell’aspetto straordinario della Serenissima in quegli anni. In mostra sarà possibile ammirare capolavori di grandissima qualità ed originalità come San Giorgio che lotta con il drago di San Giorgio Maggiore, la Pala di Pirano, il Polittico da Pozzale del Cadore o la particolarissima Entrata del podestà Contarini a Capodistria

In occasione della mostra abbiamo realizzato magneti personalizzati: un ottimo modo per portarsi un piccolo ricordo della mostra a casa. Eccoli di seguito: 

Magnete dell’opera di Vittore Carpaccio, Leone marciano (1516, olio su tela)

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Questa l’opera originale, con una breve descrizione: 

Il vigoroso leone di San Marco, simbolo di Venezia e della Repubblica, è raffigurato in tutta la sua maestosità con le ali e l’aureola, mentre guarda lo spettatore e tiene con la branca destra un libro aperto con l’iscrizione tradizionale PAX TIBI MARCE VANGELI STA MEVS.

Le zampe posteriori sono nell’acqua e quelle anteriori sulla terraferma, evidente richiamo alla politica ambivalente della Serenissima in quegli anni, ormai orientata a espandersi sulla terraferma. Il suo superbo e trionfante isolamento è bilanciato, sullo sfondo, da un’attenta veduta dalla laguna veneta, esplorata con precisione lenticolare. Si riconoscono San Nicolò al Lido, Palazzo Ducale, la Basilica di San Marco, il Campanile, le colonne di San Marco e San Todaro, la Piazzetta e la Torre dell’orologio. Più a destra si vedono i velieri che sospinti dal vento documentano l’operosità del porto.

 

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Magnete dell’opera Vittore Carpaccio, Pala di Pozzale (1519, olio su tela) – particolare dell’angelo

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Ecco il quadro originale.

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Magnete dell’opera di Vittore Carpaccio, San Giorgio e il Drago (1516, olio su tela)

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Ed ecco l’opera originale. 

Su uno sfondo dilatato in tutte le direzioni campeggia in tutta la lunghezza della tela il cavallo lanciato al galoppo di san Giorgio, che con la lancia trafigge la testa del drago, lanciato verso di lui da sinistra. In secondo piano, sulla destra, si vede la principessa in posizione orante. Tutta la tela è attraversata da una diagonale che va dalla damigella, lungo la lancia, fino alla coda attorcigliata del drago.

Il terreno arido del deserto, dove a stento crescono dei ciuffi d’erba, è coperto dai macabri resti delle vittime del drago: il moncherino di una donna scheletrita, una dalle vesti lacere divorata per metà, un uomo in scorcio con gli arti amputati, un piede staccato, un braccio mozzo, teschi e ossa, d’uomo e d’animale, dappertutto. A sottolineare ulteriormente il luogo inospitale sono inoltre presenti vipere, ramarri, rospi, avvoltoi. La trama quasi monocromatica dei gialli, dei bruni, dei verdolini e dei grigi del desolato ambiente è rotta solo dai finimenti del cavallo, dal grigio dell’armatura metallica e dal rosso della veste della principessa. Luce dorata e colore denso garantiscono l’unificazione di tutti gli elementi, creando quella particolare sensazione atmosferica che fa percepire l'”aria” nel dipinto.

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