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Nel mondo del marketing digitale, stiamo assistendo a un cambiamento profondo e silenzioso che sta rivoluzionando il modo in cui le persone cercano, scoprono e interagiscono con i contenuti online. Questo cambiamento ha un nome preciso: AI platform shift.

Se ne parla ancora poco, ma il fenomeno è ormai evidente. L’Intelligenza Artificiale generativa, come quella integrata in strumenti come ChatGPT, Gemini, Claude o Perplexity, sta cominciando a sostituire Google in molte delle ricerche informative e decisionali. Una trasformazione che, se confermata nei prossimi mesi, potrebbe ridefinire completamente le logiche della SEO tradizionale e del content marketing.

Un nuovo paradigma: le ricerche conversazionali

Sempre più utenti (soprattutto in ambito B2B) stanno passando da Google alle AI per ottenere risposte dirette, complete e contestualizzate. Invece di digitare su Google “miglior CRM per un team di 10 persone“, oggi si chiedono direttamente a ChatGPT: “Salesforce o HubSpot: qual è il miglior CRM per un team vendita di 10 persone?”

Questa semplice variazione cambia tutto: non è più l’utente a scoprire i contenuti, ma è l’AI a selezionare e sintetizzare le informazioni rilevanti.

Le implicazioni sono enormi:

  • Il modello dei “10 link blu” di Google è in declino
  • I contenuti non vengono più sfogliati, ma citati o riassunti dall’AI
  • La SEO classica non basta più: nasce l’AI Optimization (AIO), una nuova disciplina in fase di sviluppo

SEO vs AIO: cosa cambia davvero?

La SEO tradizionale si basa sull’ottimizzazione per gli algoritmi dei motori di ricerca, mentre la AIO si concentra su come farsi leggere, comprendere e citare dai modelli linguistici (LLM) come quelli usati dalle AI conversazionali.

Studi recenti (fonte: The Rundown AI) mostrano che c’è solo un 8-12% di sovrapposizione tra i risultati mostrati da Google e quelli utilizzati dagli LLM nelle loro risposte. Questo significa che anche siti ben posizionati su Google potrebbero non comparire nelle risposte AI, se non ottimizzati in modo specifico.

Cosa possiamo fare, oggi?

In questo scenario in continua evoluzione, ci sono alcune certezze:

  1. La struttura dei contenuti conta moltissimo: le AI preferiscono testi chiari, ordinati, con titoli espliciti, paragrafi brevi, elenchi puntati e tabelle.
  2. Le domande frequenti (FAQ) tornano protagoniste: le AI attingono volentieri da contenuti che rispondono in modo diretto a domande specifiche. Inserire sezioni Q&A nei propri contenuti è una mossa strategica.
  3. I contenuti devono essere neutrali e informativi: le AI tendono a preferire fonti imparziali e descrittive rispetto a contenuti troppo promozionali.
  4. L’approfondimento è premiato: più un contenuto è ricco di informazioni utili, dati, esempi concreti e aggiornamenti recenti, più ha probabilità di essere scelto da un LLM per comporre una risposta.
  5. Esistono anche strumenti nuovi: come il file llms.txt, una sorta di guida per le AI che può indicare quali pagine del sito considerare come più rilevanti. Una pratica ancora sperimentale, ma che merita attenzione. ⭢ approfondimento su llmstxt.org

Quali opportunità per chi lavora nel marketing?

Per chi, come me, lavora nel marketing e opera nel settore del merchandising creativo e della realizzazione di gadget personalizzati, questa nuova frontiera può rappresentare una grande opportunità:

  • Potremmo iniziare a strutturare i nostri contenuti informativi (soprattutto quelli legati alla sostenibilità, all’impiego dei materiali, alle certificazioni) con una logica diversa, orientata a essere “digeriti” meglio dalle AI.
  • Potremmo diventare fonti autorevoli nelle risposte generate da questi strumenti, se riusciamo a trattare gli argomenti chiave con chiarezza, profondità e completezza.
  • Potremmo anche pensare ad articoli del blog più specifici, pensati proprio per rispondere alle domande più comuni che le persone potrebbero fare a un’AI sui nostri prodotti o servizi.

Un terreno in evoluzione (ma che non possiamo ignorare)

Siamo all’inizio. Le regole della AIO non sono ancora codificate, e quello che oggi funziona potrebbe cambiare. Ma i primi segnali sono chiari: le AI stanno diventando sempre più centrali nei processi di ricerca e scoperta di contenuti online.

Vale la pena cominciare ad adattarsi, con spirito sperimentale, ma anche con consapevolezza. E magari parlarne con chi si sta già muovendo su questo fronte.

Se lavori anche tu nel marketing, o ti occupi di contenuti digitali, ti chiedo: hai già iniziato a pensare in ottica AIO? Ti sei mai chiesto se i tuoi contenuti vengono letti dalle AI?


Spunti e riflessioni che hanno ispirato questo articolo:

  • Post e thread su X e LinkedIn di esperti del settore come Elena Verna e Oliver Molander, che analizzano da mesi il calo di traffico organico e l’emergere dell’AI nei processi di scoperta dei contenuti.
  • Discussioni attive in community SEO (Slack, Reddit, forum) in cui si parla di llms.txt come possibile guida per aiutare i modelli linguistici a scoprire e comprendere meglio i contenuti web.
  • Analisi e trend raccolti da newsletter tech come The Rundown AI, che ogni settimana monitora l’impatto dell’AI sul marketing digitale.

Approfondimenti consultabili:


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